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Updated: 18.12.2012 15:51 |
Clariant: « Geschüttelt, nicht gerührt » «Mein Name ist Kottmann. Ich bin geschüttelt, nicht gerührt!» Mit einer Schaufensterpuppe und diesem umgehängten Schild haben am vergangenen Mittwoch etwa fünfzig gewerkschaftliche Vertrauensleute auf dem Werksgelände in Muttenz (BL) gegen die kaltschnäuzigen Abbaupläne des Chemiemultis Clariant protestiert. Dies als Antwort auf die Arroganz ihres obersten Bosses Hariolf Kottmann, der in einem Zeitungsinterview weitere Entlassungen angekündigt und erklärt hatte, es gehe darum, die Belegschaft zu «schütteln und aufzuwecken». Dies ist ihm nun zweifellos gelungen, allerdings in einer Art und Weise, wie er sich das vermutlich kaum vorgestellt hatte. Im Februar hatten sich die gewerkschaftlichen AktivistInnen von der vom Direktor herbeigerufenen Polizei vertreiben lassen, als sie in der Werkskantine für eine gewiss bescheidene Forderung Unterschriften sammelten: Kurzarbeit statt Entlassungen. Mitte März haben dann rund sechzig ArbeiterInnen an einer Betriebsversammlung beschlossen, Clariant-Boss Kottmann die Stirn zu bieten und "gemeinsam gegen die Entlassungen" zu kämpfen. Als erste Kampfmassnahme folgte darauf die Protestaktion mit der Kottmann-Puppe. Gleichzeitig hat man symbolisch für die seit 2004 abgebauten Stellen 500 schwarze Ballone in den Himmel steigen lassen. Was die ArbeiterInnen im nordfranzösischen Reifenwerk von Continental am liebsten mit ihren "Kottmännern" machen würden, haben sie anlässlich ihrer Protestaktion gegen die geplante Werksschliessung unmissverständlich gezeigt: Zuerst drangen sie in die Tagungsräume der Firmenleitung ein und bewarfen die Manager mit Eiern. Anschliessend liessen sie ihrer Wut freien Lauf. Symbolisch verpassten sie zwei Strohpuppen, welche die verhassten Direktoren darstellten, eine Tracht Prügel und hängten sie dann an der Dachrinne auf. Noch vor einem Jahr hatten die Beschäftigten einer Verlängerung der Arbeitszeit bei gleichem Lohn zugestimmt und damit dem Unternehmen 27 Mio. Euro Gewinn verschafft. Ein Arbeiter bringt es auf den Punkt: « Das heisst einfach mehr arbeiten, um schneller arbeitslos zu sein. Wir strengen uns an, aber die Früchte ernten wir nicht. » Nicht beim symbolischen Akt stehen geblieben waren die mehr als dreihundert ArbeiterInnen im französischen Sony-Werk bei Bordeaux. Als Antwort auf die angekündigte Betriebsschliessung hielten sie den Vorstandsvorsitzenden von Sony-Frankreich sowie den Personalchef eine Nacht lang fest und verbarrikadierten die Werkszufahrt mit Baumstämmen und Fässern. "Wir werden alle gefeuert. Wir wollen wenigstens mit Respekt behandelt werden." Mit diesen Worten erklärte ein Gewerkschaftsvertreter die ungewöhnliche Protestaktion gegen die Arroganz der Manager. Erst als am folgenden Tag Lokalpolitiker beschwichtigend auf die Arbeiter einwirkten und die Wiederaufnahme von Verhandlungen versprachen, wurden die Manager frei gelassen. Es sieht ganz danach aus, als würden die Kottmänner, die Meyer (SBB), Marchionne (FIAT) und wie sie alle heissen, mit ihrer Kaltschnäuzigkeit, mit der sie mit einem Federstrich die wirtschaftliche Existenz unzähliger Familien zerstören, ungewollt etwas erreichen, das sie so wahrscheinlich nicht erwartet hätten: die Belegschaften schütteln und wachrütteln. Zuweilen bleibt es bei verbalen Protesten, teils kommt es zu spontanen Revolten, viel seltener leider zum organisierten Widerstand. Als die Arbeiter der SBB-Werkstätten von Bellinzona am 7. März 2008 den Firmenvertreter am Sprechen gehindert, ihn zum Teufel gejagt und mit dem unbefristeten Streik und der Besetzung des Betriebes den Schliessungsplänen des Managements den entschlossenen Kampf angesagt hatten, haben sie einen Weg zur Erhaltung ihrer Arbeitsplätze beschritten, der absolut vorbildlich ist. Die Krise trifft die arbeitende Bevölkerung mit voller Wucht. Die vorausgesagten Arbeitslosenzahlen werden laufend nach oben korrigiert. Die Unternehmer versuchen, aus weniger Beschäftigten mehr Gewinn herauszupressen. Noch lassen sich die meisten Belegschaften wie brave Lämmer widerstandslos zur Schlachtbank führen. Doch die Anzeichen von Widerstand mehren sich, zwar noch vereinzelt, aber dennoch unmissverständlich. Möge sich der zynische Ausspruch des Clariant-Bosses Kottmann im umgekehrten Sinne bewahrheiten! Möge die Krise dazu führen, dass die Belegschaften geschüttelt und wachgerüttelt werden! Möge der globalisierte Angriff auf die Arbeits- und Lebensbedingungen der Lohnabhängigen dazu führen, dass diese sich in allen Ländern zusammenschliessen und organisieren! Damit sie auf diese Weise die erforderliche Kraft gewinnen, um die Unternehmer und Manager der globalisierten Ausbeutung ein für alle Mal zu verjagen, so wie die Arbeiter der Officina von Bellinzona am 7. März 2008 den SBB-Manager zum Teufel gejagt haben! Schaffen wir zwei, drei, viele Officine! - rth Videos zum Arbeiterprotest bei Continental Frankreich : Clariant: «Scosso, ma non comosso» «Il mio nome è Kottmann. Sono scosso, ma non comosso!» Un cartello con questa scritta messo al collo di un manichino, in questo modo mercoledì scorso nello stabilimento a Muttenz (BL) hanno protestato una cinquantina di sindacalisti contro le intenzioni della multinazionale Clariant di ridurre il personale in modo drastico. La protesta è stata la risposta all'arroganza del amministratore del gruppo chimico, Hariolf Kottmann, il quale in un intervista ha dichiarato che bisogna "scuotere e svegliare" la maestranza. Non c'è dubbio, ci è riuscito in pieno, ma in una maniera che probabilmente non se l'aspettava. A febbraio gli attivisti sindacali si sono lasciati scacciare dalla polizia che il direttore dello stabilimento aveva chiamata, quando stavano raccogliendo nella mensa delle firme per una rivendicazione assai modesta: l'orario ridotto invece dei licenziamenti. A metà marzo poi, in un'assemblea di fabbrica una sessantina di lavoratori ha deciso di affrontare il capo supremo Kottmann, lottando "tutti insieme contro i licenziamenti". Come prima iniziativa di lotta è seguita pochi giorni dopo la protesta con il manichino Kottmann, facendo anche salire simbolicamente 500 palloncini neri per tutti i posti di lavoro persi dal 2004. Su quello che meglio avrebbero voluto fare con i loro "Kottmann" non hanno lasciato dubbio gli operai della Continental, quando hanno protestato contro la chiusura prevista della fabbrica di pneumatici nel nord della Francia: prima avevano invaso la sala dove era in corso una riunione, lanciando delle uova contro i dirigenti aziendali, poi hanno preso a pugni e a calci due manichini dei direttori per finire di impiccarli sotto il tetto, sfogando così tutta la loro rabbia accumulata per il tradimento padronale. Poiché ancora un anno fa con la promessa di salvare i posti di lavoro avevano accettato di lavorare qualche ora settimanale in più con lo stesso salario, regalando così 27 millioni di Euro alla società. Un operaio mette in chiaro il problema: «Lavorare di più per essere disoccupati più presto. Noi ci impegnamo, ma i frutti raccolgono gli altri. » Gli oltre 300 operai dello stabilimento francese di Sony presso Bordeaux non si sono fermati all'atto simbolico, sequestrando per tutta la notte l'amministratore delegato di Sony Francia assieme al capo personale, e bloccando tutte le entrate dell'impianto con barili e tronchi d'albero. "Siamo licenziati tutti, almeno vogliamo essere trattati con rispetto." Con queste parole un rappresentante sindacale ha spiegato l'insolita azione di protesta contro l'arroganza manageriale. Solo l'indomani sono stati liberati i due dirigenti aziendali dopo che gli amministratori locali erano riusciti a calmare gli operai, promettendo la ripresa delle trattative. Con la loro arroganza e freddezza con cui tolgono senza ripensarci l'esistenza economica a innumerevoli famiglie, i Kottmann, i Meyer (FFS), i Marchionne (FIAT) e come si chiamano tutti, per quanto pare stanno riuscendo a "scuotere e svegliare" le maestranze, ma senza volere in un modo che certamente non se l'aspettavano neanche. Spesso vi si limita alla protesta verbale, delle volte scoppiano rivolte spontanee, ancora troppo raramente si arriva anche alla resistenza ben organizzata come alle Officine di Bellinzona, quando il 7 marzo 2008 gli operai hanno tolto la parola al rappresentante aziendale mandandolo in quel paese, e hanno proclamato lo sciopero ad oltranza ed il presidio di fabbrica, intrapendendo una via per difendere il posto di lavoro che è indubbiamente esemplare. La crisi colpisce in pieno i lavoratori, il numero dei disoccupati sta aumentando da mese a mese, mentre i padroni cercano di accumulare i loro profitti con meno dipendenti. La maggior parte delle maestranze finora come dei buoi si lascia portare in silenzio al macello, ma i primi segni di ribellione si moltiplicano. Ancora sono delle resistenze sparse, ma inequivocabilmente stanno aumentando. Che si verifichi la frase cinica dell'amministratore di Clariant, Kottmann, in senso invertito però! Che porti la crisi a scuotere e svegliare le maestranze! Che l'attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei salariati abbia l'effetto di unirsi e di organizzarsi! Affinché questa unione e organizzazione dei lavoratori di tutti i paesi abbia la conseguenza di essere loro in grado di scacciare una volta per sempre gli organizzatori dello sfruttamento globale, padroni e manager! Scacciarli come il 7 marzo 2008 gli operai delle Officine di Bellinzona hanno mandato al diavolo il manager delle FFS! Creare due, tre, molte Officine! - rth Alcuni video della protesta operaia in Francia : |