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Updated: 18.12.2012 15:51 |
Clariant: Mit Blaulicht und Sirene gegen Unterschriftensammler Mit Blaulicht und Sirene fuhren am vergangenen Mittwoch fünf Polizeipatroullien beim Clariant-Werk in Muttenz vor. Es war kein Raubüberfall, es war kein terroristischer Akt, der die Ordnungshüter auf den Plan gerufen hatte. Eine harmlose Unterschriftensammlung von Unia-Funktionären in der Werkskantine - gefordert wird Kurzarbeit statt Entlassungen - hatte genügt, damit der Clariant-Werksleiter Armin Meile die Polizei zu Hilfe rief. Es handle sich um einen "Rechtsmissbrauch", den er nicht tolerieren könne, erklärte er gegenüber Telebasel - oder juristisch ausgedrückt um "Hausfriedensbruch". Darin kommt ein Herr-im-Hause-Standpunkt zum Ausdruck, der Arbeitnehmervertretungen nur als Kopfnicker duldet. "Mit diesen Damen und Herren" habe er jeden Monat Besprechungen, sie seien also "bestens informiert" und man habe "bis jetzt einen guten Kontakt gehabt", empört sich der Werksleiter, der an einen Patriarchen aus der Zeit der Industrialisierung erinnert. Ausser Telebasel hat kaum eine Zeitung über die Polizeiaktion berichtet. Weit erstaunlicher ist allerdings, dass die Gewerkschaft Unia in ihrer Medienmitteilung über die Unterschriftensammlung bei Clariant den Polizeieinsatz mit keinem Wort erwähnt und daher auch nicht verurteilt. Damit gleicht die Unia jenem grossen Federvieh, das glaubt, sich vor dem Feind schützen zu können, indem es den Kopf in den Sand steckt. Ob es die offiziellen Gewerkschaften wahrhaben wollen oder nicht: Der "Arbeitsfrieden" ist vorbei! Es sind die Unternehmer, die den ArbeiterInnen den Krieg erklärt haben: Um effizienter zu werden, erklärte Werksdirektor Meile, müsse man versuchen, die gleiche Menge mit weniger Kosten zu produzieren. "Und zum Kostenfaktor gehört halt auch das Personal", führte er weiter aus, weshalb dieses nun "leicht abgebaut werden" müsse. Wahrscheinlich werde das aber nicht genügen, weshalb man auch noch Kurzarbeit machen müsse. Die Botschaft ist klar: Profitmaximierung auf dem Buckel der Lohnabhängigen, und zwar ohne Widerrede! Und wer nicht hören will, muss fühlen! Sind die ArbeiterInnen nicht willig, so brauchen die Unternehmer Gewalt. Wenn Werksdirektor Meile bereits wegen einer bescheidenen Unterschriftensammlung die Polizei holt, was wird er erst tun, wenn die Belegschaft bei Clariant mit einem Streik versucht, die Entlassungen zu verhindern? Geübt hat die Baselbieter Polizei die gewaltsame Räumung von Streikposten bereits einmal vor fünf Jahren, beim Streik in der Reinacher Verpackungsfirma Allpack. (Wer sich die damaligen Szenen noch einmal ansehen möchte, findet sie hier ). Zusätzlich, wie sich das für die bürgerliche Klassenherrschaft gehört, doppelt auch noch die Justiz nach: Über zwanzig Streikende, GewerkschafterInnen und UnterstützerInnen werden vom 25.-27. März in Liestal vor Gericht stehen, angeklagt wegen "Nötigung". Im Hintergrund lauert zudem eine Schadenersatzklage des Allpack-Besitzers in der Höhe von rund einer Million Franken. Die Kriegserklärung der Unternehmer an die ArbeiterInnen lässt diesen grundsätzlich nur zwei Möglichkeiten: Entweder die bedingungslose Unterwerfung unter das Unternehmerdiktat mit allenfalls einem gelegentlichen Scheinkampf wie bei Borregaard, der sogleich in die Aufnahme von Sozialplanverhandlungen führt - oder der gemeinsame, entschlossene Widerstand. Dass Widerstand möglich ist und wie das geht, haben vor einem Jahr die Arbeiter der Officine von Bellinzona gezeigt. Es wird Zeit, nicht mehr länger den Kopf in den Sand zu stecken - und auch nicht, andern Sand in die Augen zu streuen! Nicht staatliche Konjunkturprogramme, auch keine Weiterbildungsoffensive, sondern nur der entschlossene und solidarische Kampf aller Ausgebeuteten kann verhindern, dass die Lohnabhängigen die Krise bezahlen müssen! - rth Quellen: Telebasel (Stichwort: Clariant) und Unia Clariant: Con la polizia contro la raccolta di firme Col clamore delle sirene sono arrivate mercoledì scorso cinque pattuglie di polizia allo stabilimento della Clariant a Muttenz (BL). Non c'è stata nessuna rapina, né tanto meno un atto terroristico a provocare l'intervento delle forze dell'ordine, per chiamare il 117 è bastata la semplice raccolta di firme da parte di alcuni funzionari del sindacato Unia, chiedendo l'orario ridotto invece dei licenziamenti. Poiché, secondo Armin Meile, il direttore della Clariant, la raccolta delle firme nella mensa della sua fabbrica è un "abuso della legge", come ha dichiarato alla Telebasel, cioè in termini giuridici una "violazione di domicilio". Così parla uno che in fabbrica si sente il padrone di casa, un imperatore, un padrone come nei tempi dell'industrializzazione che accetta una rappresentanza sindacale nella sua fabbrica soltanto fino a quando si comporta da subalterno. "Con queste signore e signori", si scandalizza il direttore della Clariant, ci sono delle conferenze tutti i mesi, quindi erano "informati meglio di tutti", inoltre dice lui, "eravamo in buoni rapporti, finora". Oltre a Telebasel sono stati pochi i giornali che hanno riportato l'intervento della polizia alla Clariant. Quello però che stupisce molto di più, è il silenzio dello stesso sindacato Unia che nel suo comunicato stampa parla sì della raccolta di firme, ma non spende una parola sull'intervento della polizia, né dinuncia tantomeno l'impedimento di un'azione sindacale da parte delle forze dell'ordine, rassomigliando con questo atteggiamento a quel famoso uccello grande che crede difendersi meglio dal nemico mettendo la testa nella sabbia. Se ai sindacati ufficiali piace o meno, è finita la "pace del lavoro"! Sono stati i padroni a dichiarare la guerra agli operai: Per essere più efficienti, ha ribadito il direttore Meile, si deve tentare di produrre la stessa quantità con meno costi. "E del fattore costi fa parte anche il persone", e di conseguenza ci vuole una "riduzione leggera del personale", e se non basterà, come pensa lui, ci sarà poi anche l'orario ridotto. Il messaggio è chiaro: Un massimo di profitto sulle spalle dei salariati, e questo senza che questi facciano obiezioni! E chi non vuol capire, sentirà la frusta! Quando gli operai non sono docili, i padroni sanno come usarla. Se il direttore Meile chiama la polizia per un'innocua raccolta di firme, che cosa farà quando la maestranza della Clariant risponderà con lo sciopero ad oltranza ai suoi progetti di licenziamenti? Intanto, non sarebbe la prima volta che la polizia di Basilea Campagna carica contro dei picchetti, la prova che lo sa fare bene l'ha già data 5 anni fa, all'occasione dello sciopero alla fabbrica d'imballaggio Allpack a Reinach (Per chi non si ricorda, ecco le scene di quella volta ). Inoltre, per completare l'opera, la classe dei padroni ha messo in moto anche i suoi tribunali: Sono oltre 20, tra scioperanti, sindacalisti e sostenitori, accusati di "coazione" in un processo che si terrà dal 25 al 27 marzo prossimo a Liestal. In più c'è la minaccia di una causa civile per "un risarcimento dei danni" di circa un millione di franchi da parte del padrone della Allpack. La dichiarazione di guerra dei padroni lascia questa scelta agli operai: sottomissione totale al ricatto padronale, con eventualmente ogni tanto delle lotte per finta, come alla Borregaard, che finiscono dritto dritto nelle trattative di un piano sociale, oppure una resistenza decisa e compatta. Che tale resistenza è possibile e come dev'essere organizzata, lo hanno dimostrato gli operai dell'Officina di Bellinzona un anno fa. È ora di smettere a fare lo struzzo! Come del resto di gettare la polvere negli occhi degli altri, non con i programmi statali di investimento, né con un'offensiva di formazione professionale, bensì con la lotta decisa e solidale di tutti gli sfruttati si può impedire che sono i salariati a pagare la crisi! - rth Fonti d'informazione: |