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Süddeutsche Zeitung 16 giugno 2000

Diffidenza profonda contro il gruppo industriale a Detroit

Lo sciopero negli stabilimenti di Bochum ha effetti sulle altre fabbriche. La gestione dell'impresa fa concessioni.

Karl-Heinz Büschemann

Questa visita non hanno messo in conto i signori. I dirigenti dell'impresa e gli amministratori dell'Adam Opel Spa si sono appena riuniti per la seduta del Consiglio d'amministrazione, quando fu disturbato il loro incontro. Erano arrivati con pullman rappresentanti sindacali degli stabilimenti di Opel a Bochum e Kaiserslautern nello stabilimento principale. Marciava una delegazione dei delegati dopo un comizio ed un concerto di fischi all'ingresso principale addiritura nella sala di seduta e ha consegnato una risoluzione dei lavoratori di Opel. "Ribolle", ha detto un sindacalista sullo stato d'animo tra le 42 000 dipendenti della figla di General Motors nella Germania. Sono arrabiati gli adetti di Opel. Da mercoledi sta fermo la produzione negli tre stabilimenti a Bochum, dove va dalla catena la "Zafira". Con grande conseguenze. Non si potrà assemblare venerdi prossimo a Rüsselsheim nessun Omega o Vectra per la mancanza dei componenti da Bochum.

La causa dello sciopero è la decisione della società madre di Opel, General Motors, a favore d'un'alleanza con il produttore italiano di macchine FIAT. Il marzo scorso GM si parteciva con il 20 per cento alla FIAT. In contromossa a quella partecipazione gli italiani ricevano il 5,1 per cento all'impresa americana. Dopo l'annuncio, fatto la settimana scorsa dal padrone di Opel, Bob Hendry, davanti alla maestranza di Bochum, che Opel porterà reparti completi in ditte comune con la FIAT, si è scatenata la rabbia dei lavoratori. "È l'obiettivo di frantumare Opel", accendeva il capo del Consiglio aziendale <per cosi dire la RSU /il traduttore>, Peter Jaszczyk, l'atmosfera. Con questa parola stimolante il sindacalista dell'IG Metall ha toccato un nervo suscettibile. Poiché l'Adam Opel Spa, che fu rilevata in 1929 da GM ha tentato fin a oggi di salvare la sua identità come un'azienda tedesca, che assume in GM un ruolo speciale. Che cosa progettano gli americani incontra lo scetticismo.

Rumoreggia per di più dopo è chiaro, che devono messo insieme la costruzione di motori e d'ingranaggi nonché l'acquisizione con la FIAT. Un sindacalista crede, che sono colpiti delle fusioni fino a 30 000 dipendenti di Opel in tutt'Europa. L'Opel Spa parla di cifre più piccole. Solamente circa 4 000 dipendenti fóssero toccati dai scorpori.

I rappresentanti dei lavoratori temono, che GM smantellerà dopo gli scorpori anche i benefici sociali per i dipendenti. "Vogliamo utilizzare le sinergie con la FIAT", dice il rappresentante della maestranza Udo Löwenbrück. "Ma non al nostro scapito." L'alleanza con la FIAT non deve portare ad uno smantellamento dei posti di lavoro e neanche ad uno "smantellamento delle norme sociali". Frettolosamente spiega Opel giovedi, che siano senza ragioni le preoccupazioni della maestranza. Non ci saranno licenziamenti condizionati delle attività a causa di FIAT. Sarebbero per gli prossimi cinque anni i simili salari, stipendi e benefici sociali come ad Opel per i dipendenti, che lavorebbero nei joint ventures. Però è profonda la paura della maestranza di fronte alla gestione del gruppo a Detroit. Il rapporto è improntato da diffidenza. Per cui incontra lo scetticismo a Detroit la cogestione, il ruolo dei sindacati e la norma di prendere decisioni nel consenso. E viceversa si suscita il scalpore, se la centrale a Detroit far sapere ancora una volta una sceltà di cui nemmeno intuiscono qualcosa i dirigenti a Rüsselsheim.

Tanti opelisti sono arrabiati sul fatto di ricevere soltanto a marzo la notizia della partecipazione alla FIAT, sebbene i colloqui erano in corso già dal novembre scorso. I dipendenti di Opel erano anche irritati quando circolava all'inizio del giugno un communicato d'un'agenzia di stampa su un piano di GM di costruire assieme al produttore di automobili giapponese Subaru una macchina per il mercato europeo. "Ciò dimostra come autocratico governa GM", inveisce un sindacalista. "Quel che irrita è il minare la marca Opel", dice un intenditore intimo di Opel.

Quella disorientazione viene esasperata, perché Opel fa la retromarcia da anni. La quota di mercato si sta sotto il 12 per cento. Da due anni l'azienda automobilistica accumula grande perdite. Le date miserabili sono anche una ragione per i spessi cambiamenti nella gestione di Opel. Le dimissioni del membro della gestione responsabile per le pubbliche relazioni (incluso la pubblicità), Horst Borghs, qualche giorno fa segna un nuovo culmine delle turbolenze nel gruppo dirigente di Opel e scatena eruzioni dentro la maestranza. Nessuno sa quando ripertarà la produzione a Bochum. Anzi, forse lo sciopero si allargherà sugli altri stabilimenti.

<Infatti c'erano astensioni dal lavoro di uno o due ore alla produzione d'ingranaggi a Rüsselsheim (stabilimento 3) e alla produzione di motori a Kaiserslautern e con ogni probabilità anche nello stabilimento ad Anversa in Belgio - tutti attorno alle 10 o 11 di mattina del mercoledi 14 giugno secondo l'informazioni del LabourNet Germany /nota del traduttore.>

Il rappresentante della maestranza Löwenbrück dice soltanto: "Non possiamo escludere un incendio di vaste proporzioni."

L'ultima annotazione:

La fotografia, che illustra questo articolo, dimostra uno striscione della protesta dei lavoratori a Rüsselsheim con gli slogan: "BASTA CON L'ALLEGRIA ! Gli stabilimenti Opel non devono perdere tutto il sangue ! Dobbiamo rimanere una maestranza !"


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